DON MARZO POZZA, “PONTIFICATO DI FRANCESCO PIU’ DI GESTI CHE DI PAROLE”

PONTE DI LEGNO - Quello di Papa Francesco "è un Pontificato difficilissimo da capire, un Pontificato di gesti più che di parole, e i suoi gesti, lo dico da prete, sono come cannonate spaventose", capaci di trasformare la "via crucis" in "via lucis". Don Marco Pozza, parroco del carcere di Padova, ha presentato in questi termini ieri sera a Ponte di Legno nell'ambito della rassegna "Una montagna di cultura...la cultura in montagna" - organizzata da MirellaCultura in collaborazione con Pro Loco e Biblioteca Civica - "I gabbiani e la rondine - La via lucis di Papa Francesco", il libro nato dalla Via Crucis che, su mandato del Papa, don Pozza ha fatto, nella piazza San Pietro, il Venerdì Santo di quest'anno. Una serata che ha fatto registrare l’esaurito nella Sala Paradiso del Centro Congressi, con accessi limitati dalle disposizioni sul distanziamento fisico e con un pubblico attentissimo e partecipe.

Le immagini di quella Via Crucis condotta dietro la croce da uno sparuto gruppo di persone (un prete, un detenuto, un agente di polizia penitenziaria, un giudice di sorveglianza) in una piazza San Pietro deserta hanno fatto il giro del mondo "e hanno toccato i cuori e le coscienze. Senza parole. Piazza vuota e cielo pieno. Solo immagini, ma che risuonano come cannonate - ha detto don Pozza. 'Il Gabbiano e la rondine' è la metafora del destino dell'uomo che sbaglia. E Papa Francesco con quelle immagini ci richiama al significato profondo delle parole. I 'detenuti' sono 'persone'. Non esiste il 'mafioso', esiste la 'persona' condannata per mafia".

Sul suo personale rapporto con Bergoglio, nato all’inizio del 2017, don Pozza ha spiegato: "Molti dicono che io sono un amico del Papa. Non è vero. Io non sono amico del Papa. Ogni mattina quando mi guardo allo specchio, mi conosco e mi chiedo: 'Signore, come fai a fidarti di uno così?'. Papa Francesco non è un mio amico, è semmai colui che ha salvato il mio sacerdozio in un momento particolare".

Cappellano nel carcere di Padova dal 2011, don Marco Pozza ha dedicato l'intero suo sacerdozio agli ultimi. "La vita dentro al carcere è durissima e tanti sono i fallimenti. Spesso vengo assalito dai dubbi di non farcela più. Dove trovo la forza di andare avanti? Dalla via lucis indicata da Papa Francesco".

Anche per questo don Pozza, grande appassionato di ciclismo, prima di lasciare Ponte di Legno ha voluto concedersi un regalo: una scalata in bici al passo Gavia, lui che ogni giorno ha un suo Gavia da scalare. “Niente è più purificante della fatica. Al termine c'è la luce ed è una luce bellissima".